1. LE ORIGINI
L’attuale diocesi di Sessa Aurunca comprendeva in origine tre sedi episcopali: Suessa, Sinuessa e Forum Popilii (successivamente Carinola). La prima fonte della diocesi di Sessa risale al V secolo, quando per combattere l’eresia del monofisismo, il papa Simmaco in accordo con il re dei Goti Teodorico, indisse a Roma due Concili: nel 499 e nel 501. In entrambi partecipò un certo Fortunato Vescovo di Suessa. Sessa conserva la forte tradizione che ad evangelizzarla sia stato l’apostolo Pietro che passando per la via Appia approdò nella città. Altri studiosi ritengono che l’evangelizzazione sia successiva irradiatasi o da Capua o da Sinuessa. La Chiesa sessana, venera come protomartiri il vescovo di Suessa Casto, e il vescovo di Sinuessa Secondino, martirizzati probabilmente nel 292 a Sinuessa durante la persecuzione di Diocleziano dal preside Curvo e successivamente sepolti nelle catacombe sessane. Circa la loro esistenza, una prova certa sarebbe un epigrafe marmorea del IV – V secolo d.C. di poco successiva al martirio. Dal V secolo non si ebbero più notizie. È ipotizzabile che per le invasioni barbariche, per i nuovi assetti politici, per le nuove calamità, a Suessa sia toccata la stessa sorte che toccò alle popolazioni meridionali nel primo medioevo. Nuove notizie si ebbero alla fine del X secolo: un certo vescovo Giovanni, rappresentò Sessa nel sinodo romano del 998.
2. IL MEDIOEVO
Nel 1032 l’arcivescovo metropolita di Capua Atenulfo, nominò un certo Benedetto vescovo di Sessa definendolo Coëpiscopus noster. Tale documento, passato alla storia come Bolla di Atenulfo, è una preziosa fonte diocesana. Altra fonte di rilievo sono le Relationes decimarum. Due in particolare sono conservate: quella del 1308 – 1310 e del 1326. Tali Relationes, circa il pagamento delle decime, sono nel primo caso ad personam: riportano i nomi dei pastori in cura di quella specifica Comunità; e nel secondo piuttosto ab Ecclesia: sono elencate le chiese da cui si ricevono le prebende. Tra l’XI e XII secolo, la diocesi di Sessa conobbe una massiccia presenza benedettina. Con Montecassino Sessa si sganciò dal vescovo di Capua. Milone, monaco benedettino, fu nominato direttamente dal Papa. Con l’avvento di Federico II di Svevia l’influenza benedettina andò sciamando e solamente un piccolo paese della diocesi, Sorbello, rimase sotto la giurisdizione di Montecassino fino al XX secolo. L’influsso dei benedettini migliorò l’economia, l’arte e l’architettura del territorio. Altra significativa presenza fu quella francescana. Sia Tommaso da Celano che Bonaventura da Bagnoregio, narrano di un miracolo compiuto a Sessa per intercessione di San Francesco già morto. Riguarderebbe la rianimazione di un bambino colpito in un borgo detto “Le Colonne” dalle macerie di una casa in crollo. Inoltre, una tradizione locale, vorrebbe che lo stesso San Francesco sia passato per Sessa e avrebbe dimorato nella chiesetta di Santa Maria ad Nives dedicata successivamente al Serafico Padre.
3. L’ETÀ MODERNA
Al Concilio di Trento la diocesi di Sessa fu rappresentata da Galeazzo Florimonte (1484- 1565). Egli, d’origine sessana, fu un fine umanista, letterato e riformatore. Fu alla Corte di Parigi e di Napoli. In seguito ad una crisi spirituale si fece prete. Paolo III nel 1543 lo nominò vescovo di Aquino. Giulio III lo scelse come segretario dei Brevi. Nel 1552 fu trasferito a Sessa. Nell’assise ecumenica fu un degno rappresentante del drappello dei riformatori italiani, schierandosi a favore della residenza dei vescovi e contro la simonia. Nell’ultima fase conciliare fu rappresentato da Cesare Ferrante, prete diocesano, che tenne due omelie ai Padri e intervenne sul sacramento dell’ordine e dell’eucarestia. La Riforma cattolica a Sessa fu attuata dal senese mons. Giovanni Placidi, eletto vescovo il 17 giugno 1566 dopo la rinuncia del Cardinale Tiberio Crispo. Celebrò due sinodi diocesani (1569 e 1573) nei quali ridistribuì le rendite delle parrocchie inglobando in esse piccole rettorie. Obbligò i canonici alla residenza. I successori, mons. Alessandro Riccardo (1591-1604) e mons. Fausto Rebalio (1604-1624), continuarono nell’opera di disciplinamento. Furono celebrati il III e IV sinodo diocesano, fecero visite pastorali e si impegnarono per migliorare la struttura del seminario. In questo periodo nacquero vari conventi. Nel 1540 fu fondato a Sessa il Noviziato dei Cappuccini. Nel 1590 i Carmelitani si trasferirono in un nuovo locale. Nel 1614 San Camillo de’ Lellis aprì uno studentato per i Chierici Regolari Ministri degli Infermi. Tra il Cinquecento e il Seicento, la città di Sessa vide la fioritura delle Confraternite che ancora oggi sono una massiccia presenza ecclesiale. Nel maggio del 1513 fu istituita l’arciconfraternita di San Biagio. Nel 1536 quella della Misericordia. Nel 1541 la Confraternita del SS. Sacramento. Il 21 dicembre 1578 venne fondata l’arciconfraternita del Crocifisso. Nello stesso periodo quella del Rosario. Nel 1579 quella della SS. Concezione. Nel 1615 quella di San Carlo. Nel 1665 la Confraternita dei Fratelli e Sorelle di San Michele. Nel 1760 l’arciconfraternita del Rifugio. Anche i paesi limitrofi nel Settecento, furono protagonisti di tale fioritura. Nel luglio del 1777 fu fondata a Tuoro la Confraternita del SS. Sacramento. Nel 1780 quella del SS. Corpo di Cristo a Cascano. Nel 1791 quella del S. Rosario a Cupa. Il periodo napoleonico fu un momento di grande crisi. Nel gennaio del 1799 la città di Sessa, a causa di una sommossa popolare, subì un saccheggio da parte delle truppe napoleoniche. Furono depredate diverse chiese tra cui la Cattedrale. Molti cittadini, e anche alcuni sacerdoti, furono fucilati. Il vescovo Pietro De Felice (1797-1814), che nel 1800 aveva pubblicato il Catechismo reale, fu arrestato ed esiliato ad Assisi. Con l’arrivo del Murat sul trono del regno di Napoli quel clima di delazione e di sospetto non si placò. A Sessa venne piantato l’Albero della Libertà e fu costituito un governo municipale filo – francese. Il vescovo De Felice poté ritornare a Sessa dopo aver giurato fedeltà al nuovo governo.
4. L’OTTOCENTO E IL NOVECENTO
Il 16 febbraio 1818 fu firmato a Terracina il Concordato tra Pio VII e Ferdinando I re delle Due Sicilie. Fu ratificato dal Re il 25 febbraio 1818 e confermato da Pio VII con la bolla De Utiliori. Previde la soppressione di alcune diocesi. Tra queste la limitrofa diocesi di Carinola che fu accorpata a quella di Sessa. Carinola divenne semplice collegiata conservando la sede titolare. Furono significativi due episcopati, quello di mons. Giuseppe M. D’Alessandro e quello di mons. Ferdinando Girardi. D’Alessandro (1846-1848) cercò di arginare la povertà dilagante, l’ignoranza del clero e il problema di preti carbonari. Con Girardi (1848-1866) fu scritta una delle pagine più ingloriose della storia diocesana. Venendo a Sessa trovò un clero diviso tra nobili e borghesi alle prese con inestinguibili lotte intestine. Per arginare il problema pensò di usare il Diritto Canonico e il paternalismo. L’espediente non funzionò. Il clero borghese inventò una serie di calunnie. Don Francesco Zattara scrisse al Ministro di Polizia denunciandolo di vari crimini tra cui l’essere carbonaro. Qualche anno dopo fu accusato dagli stessi preti di essere borbonico. Il 27 ottobre 1860 fu espulso da Sessa dai piemontesi ed esiliato a Fassoli. Per ben tre volte chiese di ritornare in sede, e per ben tre volte gli fu negato. Il 5 aprile del 1850 papa Pio IX esule nel Regno delle Due Sicilie conobbe la Diocesi. Accompagnato da Ferdinando II visitò la Cattedrale, soggiornò nell’Episcopio dal quale benedisse un’immensa folla devotamente convenuta, e il mattino seguente dopo aver celebrato la Messa lasciò la Città. Con la soppressione dei beni, le autorità locali, costituite dai Liberali, impiantarono la Congregazione della Carità con l’Ospedale san Rocco, l’Educandato dell’Annunziata, la Casa di Ritiro dell’Addolorata, il Monte dei Sussidi, il Monte dei Dotti e il Monte dei Pegni. Tutto non a vantaggio dei poveri ma della classe dirigente. Il Commissario Prefettizio Eugenio Guidetti, venendo a Sessa, rimase colpito dai numerosi latrocini della classe politica sessana. Dal 1888 al 1914 fu vescovo mons. Giovanni M. Diamare (1888-1914). Fu ricordato per avere dato impulso all’ambito culturale. Fondò la biblioteca diocesana. Sistemò l’archivio storico. Progettò il museo diocesano e infine stese un testo di storia della Chiesa locale. Mons. Fortunato De Santa (1914-1938) celebrò nel 1920 un sinodo diocesano per far conoscere il Codice di Diritto Canonico del ‘17. Fu ricordato per il suo impegno sociale: accolse i profughi giuliani dopo la sconfitta di Caporetto. Incentivò lo sfruttamento dei giacimenti di potassa di Fontanaradina. Gaetano De Cicco, vescovo diocesano dal 1939 al 1962, fu ricordato per la sua bontà d’animo. Durante la seconda guerra mondiale riuscì ad ottenere dai tedeschi il risparmio dai bombardamenti della città di Sessa. Fu insignito del titolo di “Defensor Civitatis”. Mons. Vittorio M. Costantini (1962-1982) fu uno dei Padri che parteciparono al Concilio Vaticano II. Valorizzò l’humus sociale e religioso costruendo, tra l’altro, un nuovo seminario diocesano. Mons. Raffaele Nogaro (1982-1990) fu un vescovo impegnato sul sociale. Dure e decise le battaglie per l’apertura dell’Ospedale Civile di San Rocco e per il ripristino di un senso comune di legalità e giustizia. Fu lui ad inaugurare l’ultimo Sinodo diocesano. Mons. Agostino Superbo (1991-1994) dedicò i suoi anni alla valorizzazione dei dettami del Sinodo diocesano. Mons. Antonio Napoletano C.Ss.R. (1995-2013) è stato un pastore attento alla vita ecclesiale e vicino alle urgenze sociali. Numerose le iniziative realizzate in 18 anni di episcopato: la ristrutturazione della Curia diocesana, la valorizzazione della storia locale e dei beni culturali, numerose lettere pastorali comprensive dei grandi temi del Catechismo della Chiesa, una decisa lotta contro la criminalità e l’illegalità. La costruzione di tre chiese parrocchiali. L’istituzione del centro per la Vita. Opere segno per le povertà umane e sociali. Maggiore compartecipazione con la base con il potenziamento delle attività foraniali. Evangelizzazione delle feste patronali e manifestazioni di culto. Regolamentazione varia per la vita sacerdotale e laicale. Dal 4 ottobre 2013 guida la diocesi Mons. Orazio Francesco Piazza proveniente dalla diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata dei Goti.