Sessa Aurunca Sette – ed. 19 gennaio 2014

MISTERO DI RELAZIONE di Orazio Francesco Piazza * La Chiesa nasce da un mistero di relazione: di vita trinitaria, di Dio con l’uomo nell’Incarnazione, degli uomini fra loro. Essere in comunione è il carattere che esprime in verità la natura stessa della Chiesa. Se dovesse mancare la comunione con Dio, in Cristo e nello Spirito, o se dovesse venir meno la comunione visibile dei fratelli fra loro, non potremmo parlare di Chiesa. La comunione con Dio e con i fratelli permette di rintracciare la Chiesa nella storia. E’ una città, una casa, un corpo, un cantiere, in cui ogni parte è collegata saldamente alle altre. Nessuno può pensare che la propria assenza, la mancata partecipazione attiva, non impoverisca e non nasconda il volto della Chiesa o non ne rallenti la costruzione. Questa duplice relazione rivela la Chiesa come sacramento dell’intima unione con Dio e dell’unità degli uomini tra loro (Cf. LG 1). La comunione intima si traduce poi in comunità visibile e strutturata (Cf. CEI, Comunione comunità, nello spirito dell’intero documento), in cui l’approfondimento della fede, l’esercizio della carità e l’impegno di evangelizzazione costituiscono i tratti concreti del cammino di costruzione. La comprensione della Chiesa, quale mistero di comunione, non deve essere stravolta attraverso una immagine fin troppo idealizzata, puramente spirituale, o addirittura riducendo la sua dimensione istituzionale come semplice frutto di situazioni storiche contingenti (Cf. CEI, Comunione, comunità e disciplina ecclesiale, 10). Nell’intima relazione fra dimensione spirituale e dimensione storica, in modo profondamente complementare, si manifesta il mistero della Chiesa. Se la realtà divina ne è il fondamento, non meno determinante appare, come già detto, la sua configurazione  umana e storica in una comunità visibile. Anzi, questa relazione, tra divino e umano, si presenta non solo nel connubio tra  visibile e invisibile, ma nel visibile stesso (Cf. H.De Lubac, Meditazione sulla Chiesa, Jaca Book, Milano 1979, 52). Il non tener sempre presente l’importanza di questo equilibrio di relazione ha spesso indotto a leggere la Chiesa in modo sbilanciato: sul versante divino, attraverso uno spiritualismo disincarnato e lontano dalla concretezza della storia; sul versante umano, con una riduzione sociologica o dal basso. Il rischio di tradirne l’autentica natura è fin troppo evidente. Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori! Un monito che ricompone il discorso e lo colloca a riparo da verticalismi e/o orizzontalismi facili. L’atto che costituisce la Chiesa e unisce tutti i suoi membri al punto da farne un’unica realtà è la grazia di Cristo. In essa riceve consistenza e coesione, in essa si espande come ogni organismo vivente e continuerà a svilupparsi fino alla sua pienezza: il Regno di Dio. Il Signore la costituisce, vivifica e trasforma; la guida come capo;  ne dirige la costruzione secondo le linee di quel tempio escatologico a cui deve corrispondere. Senza questo riferimento essenziale la costruzione è vana! L’impegno e lo sforzo profusi sarebbero inutili, si lavorerebbe per una costruzione che non corrisponderà al progetto. Senza Cristo non c’è Chiesa: solo in Lui, linfa vitale che ci alimenta, siamo costituiti corpo, casa, città di Dio! La presenza mistica si incarna (en-ipostasi) in una realtà ben precisa: l’umanità, la storia, il mondo. Senza questa corrispondenza dell’uomo non nascerebbe la Chiesa (Cf. B. Gherardini, La Chiesa oggi e sempre, Ares, Milano 1974, 83-84). E’ con l’uomo e per l’uomo che la Chiesa si costituisce come segno evidente della salvezza operata da Dio. E’ una realtà visibile e storica, formata da quei seguaci di Cristo che accolgono la sua dottrina, i suoi riti, le sue strutture, le sue leggi, i suoi valori. Nella libera accettazione si esprime l’opera umana nella costituzione e nella costruzione della Chiesa: è costituita da “coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace” (LG 9). Nasce e cresce in ragione della personale e libera risposta di fede per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo (Cf. Giovanni Paolo II, Confessare Cristo davanti alla storia). * Vescovo