Celebrazione Eucaristica Basilica Cattedrale di Sessa Aurunca Novenario in onore di Maria Ss. Avvocata del Popolo 19 novembre 2021

Per l’occasione che oggi mi viene offerta di celebrare questa Eucarestia vorrei, anzitutto, ringraziare il Signore. La splendida icona di Maria SS.ma Avvocata del Popolo ci ispira sentimenti di filiale confidenza: oggi ringrazio la Madonna per essere qui ad onorarla con questo meraviglioso titolo di Avvocata.

Il ringraziamento va al Vescovo Francesco, il quale mi onora della sua amicizia. A lui mi lega non solo la fraternità, ma anche un debito di riconoscenza per poter avuto l’occasione di usufruire della sua docenza e del suo continuo magistero teologico. Non ultimo mi accumuna in una condivisione la sua conoscenza e devozione a Sant’Alfonso Maria de Liguori.

Grazie ai sacerdoti, ed infine un ricordo grato al confratello Mons. Antonio Napoletano, per coincidenza oggi ricorre il 27°anniversario della sua elezione a pastore di questa Chiesa.

Grazie a tutti voi che, come me, oggi vi fate pellegrini per invocare l’intercessione premurosa di Maria Avvocata: insieme facciamo esperienza di quanto è “dolce e doveroso magnificare l’amore del Signore per noi con il suo stesso cantico di lode” (prefazio B.V.M. II). E nel pellegrinaggio cogliamo un’efficace metafora dell’intera esistenza.

La Parola di Dio proclamata in questo scorcio conclusivo dell’anno liturgico illumina costantemente il destino ultimodell’umanità che è il ristabilimento di un rapporto purificato e glorificato con il Signore.

La Chiesa, popolo in cammino, guarda con stupore e meraviglia, sorretta dalla rivelazione biblica, quelle che da sempre sono le verità escatologiche. Non si tratta solo di una dimensione estatica, ma lo sguardo sulla mèta illumina il cammino. Pertanto il “verso dove andiamo” rafforza e chiarisce il “come andare” ed è in questa logica che trova senso e motivazione anche la misura alta della vita cristiana. L’etica è sorretta dalle verità ultime. Lo splendore della verità è l’antidoto al “collasso etico” denunciato da Papa Benedetto XVI.

L’episodio del Vangelo è un chiaro riferimento a quel dinamismo di purificazione e di conversione che la Chiesa deve costantemente alimentare. Incombe continuamente nella comunità dei credenti. Il rischio di essere assediata da interessi, strategie, manovre che nulla hanno a che fare con il Vangelo di Gesù Cristo.Il Maestro nel cortile del Tempio, paradigma della presenza Divina, avverte un profondo turbamento, e non si arrende di fronte ad una deriva religiosa, danaro, animali, cambiavalute… tutto giustifica una ritualità vuota e senza senso: Dio non si compra e né si vende, ma si accoglie in una logica di gratuità che evoca il senso della responsabilità e dell’impegno. La purificazione del tempio non interessa solamente per l’eccesso di una sottolineatura fustigativi di Gesù, in lui sempre si coniuga misericordia e verità e, tuttavia, la ricerca sincera dell’incontro con Dio non può non essere scevra da dolorosi tagli e da potature generative che, solo nella logica del chicco di grano, possono trovare una risposta.

Ancora oggi con il magistero di Papa Francesco siamo chiamati a vivere una conversione pastorale che deve in primo luogo liberarsi dalla tentazione del trionfalismo – il cristianesimo senza croce – e della sua forma più subdola – «no alla mondanità spirituale». Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, si profila l’alternativa tra una Chiesa in movimento di uscita per evangelizzare il mondo e una Chiesa invasa dalla mondanità spirituale: «È una tremenda corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio» (EG 97).

Siamo entrati in una stagione singolare della chiesa italiana, quella del percorso sinodale, non ci sfugga quanto dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi», ciò significa che la sinodalità non s’inventa né appare all’improvviso, ma fa parte dell’essenza costitutiva della Chiesa, la sinodalità mette tutti in una profonda verifica e ci espone anche ad una necessaria riscoperta dei fondamentali presupposti per vivere con autenticità il percorso sinodale, ne segnalo alcuni:

Aver percepito una giusta immagine di Chiesa, che non può che essere quella del Concilio Vaticano II, al di fuori della quale vi è solo settarismo e deriva.
Una risoluta volontà di ascolto e di dialogo, senza l’ansia di risposte preconfezionate e ovvie tanto da apparire anacronistiche. Né dialettiche sterile ma parole e gesti “samaritani”. Senza ridurre questi a una vetrina o a una sovraesposizione mediatica.
Ripensare gli obiettivi: EG 33 «Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia». «Oggi abbiamo la liberta di pensiero ma non abbiamo il pensiero!» (Luigi Alici).Martininon se siete credenti o non credenti ma “siete pensanti o non pensanti”. Limportante è che impariate ainquietarvi.
Camminare insieme. Abitare le sfide di una condivisione e di una rete che non discrimina, non separa, abbatte schieramenti e in ciascuno riesce a cogliere i semina Verbi, gli sprazzi di luce.

«un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà» (Amoris laetitia 305) e nell’autentico sforzo di ogni vera spiritualità che consiste nella ricomposizione dei frammenti.

Discernimento …  non è un’operazione intellettuale né untatticismo furbesco per restare sempre inattaccabili. Il discernimento è prima di tutto una condizione interiore che ti mette al riparo da ogni smania di autodeterminazione.Discernere è l’apertura alla luce del bene che ti invade nella misura in cui cerchi Dio e scopri che dall’incontro con il suo volere e con il Vangelo del suo Figlio, dipende la tua gioia. A te tocca ricercare il bene possibile, immediato, e duraturo con il quale vuoi servire Dio, i fratelli, la famiglia, i poveri, ededificare cosi la tua cittadinanza nella civiltà dell’amore.
I poveri e i lontani

La celebrazione della Beata Vergine Maria, sotto il titolo di Avvocata del popolo, è una prospettiva carissima alla pietà popolare delle nostre comunità. I grandi autori di spiritualità mariana (Luigi Maria Grignion de Montfort e Alfonso de Liguori), nel parlare di questa dimensione mariana hanno tenuto in debita considerazione la condizione di estrema vulnerabilità dell’essere umano, le fragilità, il peccato, l’infedeltà, condizione questa che non può gettare nel pessimismo più buio, pertanto di fronte a tanta povera umanità si erge la figura di Maria, che perora la causa del peccatore, del debole, del povero.

Siamo consapevoli che accanto alla prospettiva di una redenzione che si fa storia personale, abbiamo a disposizione l’esperienza di Maria. Il Concilio Vaticano II ci ha permesso di rivisitare la figura della Beata Vergine Maria in relazione alla Chiesa, della quale “è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro…, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità” (Lumen gentium, 53), ma soprattutto in relazione al popolo, ci aiuta a definirne la novità: “per fare di tutte le nazioni un solo popolo nuovo che ha come fine il tuo regno, come condizione la libertà dei tuoi figli, come statuto il precetto dell’amore” (Prefazio comune VII).

E dunque la mariologia incrocia l’ecclesiologia e le due dimensioni non si sovrappongono, ma si integrano e si chiarificano vicendevolmente. «La madre di Gesù, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2 Pt 3,10) (Lumen Gentium, n. 68)

Due sono, in maniera particolare, gli aspetti della mariologia di S. Alfonso, che si ritrovano poi nell’insegnamento del Concilio: la maternità divina di Maria e la mediazione di grazia svolta dalla Madre di Misericordia. A tal proposito S. Alfonso de Liguori si può definire cantore delle Glorie di Maria, fondandosi anzitutto sulla Scrittura e sui Padri della Chiesa, nonché su autori e teologi dalla solida dottrina. In una sua preghiera alla Madre di Dio, egli la invoca come Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l’Avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori. Quello di Avvocata è un titolo mariano molto caro alla devozione che S. Alfonso ha nutrito per Maria e che ha lasciato indelebile nelle sue opere mariane, soprattutto nelle Glorie di Maria. Un’opera questa che, nonostante siano passati più di due secoli e mezzo, mostra ancora di essere all’altezza di indicare, con intelligenza e passione, una vera e sana devozione mariana che, per sua natura, non può essere indipendente, ma tutta centrata nel mistero stesso di Dio. Le Glorie di Maria è anzitutto un’opera di pura teologia. Il suo oggetto infatti è Dio. La cifra, il mezzo, la chiave ermeneutica che lo fa conoscere nel modo più adeguato è Maria”. Con la sua opera S. Alfonso ha creato «una tenerezza nuova, più struggente e più insaziabile nei fedeli. Ha detto e fatto dire a milioni di anime le parole più altee più dolci alla Madonna e sulla Madonna» (Don Giuseppe De Luca).

Per inquadrare tutto nella giusta direzione credo si debba partire dall’intuizione alfonsiana che l’amore di Dio non è un teorema, non un’idea astratta, ma si concretizza con un suo specifico contenuto ed un suo proprio significato: Dio è determinato a salvare tutti. Il suo amore abbraccia l’universo, ma è soprattutto nella sua creatura che egli riversa sé stesso, creandolo a sua immagine, ad immagine di Dio. Allora non è difficile immaginare la contentezza di S. Alfonso quando arrivò ad affermare che Il paradiso di Dio è il cuore dell’uomo!

Dell’umanità, oggetto dell’amore di Dio, l’espressione più riuscita è Maria. Ed è questo che spinge Alfonso ad indicare, senza stancarsi, che Maria raccoglie in sé la grazia di Dio (piena di grazia Lc 1, 28), e per questo lei rappresenta ciò che Dio ha realizzato ed intende realizzare in favore degli uomini. Maria è, per volere di Dio, la sede di una grazia che egli vuole dare agli uomini.

Possiamo così fidarci di Dio, perché egli ci ha mostrato che tutto possiamo ottenere per le mani di Maria che, a ragione, possiamo definire depositaria e tesoriera della grazia di Dio.

“A’ comandi di Maria tutti ubbidiscono, ancora Dio: volendo dire in verità, che Dio esaudisce le sue preghiere come fossero comandi…ella è onnipotente, perché colle sue preghiere ottiene quanto vuole…Poveri noi peccatori, se non avessimo questa grande avvocata, la quale è così potente, così pietosa, e insieme così prudente e savia, che non può il giudice suo Figlio, condannare que’ rei ch’ella difende… tutte le cause difese da questa sapientissima avvocata tutte si guadagnano”.

Con Maria viene inaugurato un tempo di grazia perché ella ha generato, ha dato corpo e carne alla grazia di Dio. Il volto della giustizia o della severità è come se Dio lo tenesse nascosto, a parte. A esso Dio non sembra affatto interessato. Perché ormai non è tempo di giustizia ma di grazia. L’agire di Maria nei confronti dei peccatori è solo grazia, non altro che grazia. Solo così il suo potere può essere esercitato e la sua intercessione può far sperare nella benevolenza di Dio: egli ha costituito Maria onnipotente in grazia per manifestare la sua ferma volontà di salvezza per tutti. Chi è dunque Maria? Il volto benigno di Dio e il braccio operativo del suo amore.

Il titolo di Avvocata indica che Maria può chiedere tutto a Dio a nostro favore e nulla le verrà negato. Maria ottiene tutto da Dio perché il nostro è un Dio di grazia.

In un’epoca che tutti definiscono quella del tramonto della cristianità, s’impone invece veemente la forza autentica del cristianesimo, quello più vero, più radicalmente umano e divino;ci venga in aiuto la Beata Vergine Maria, a lei affidiamo le nostre suppliche, le nostre invocazioni, le nostre cause. Come sempre riuscirà a condurci ad abitare nella volontà di Dio. A lei, Avvocata del popolo, bella nostra speranza, Madre di grazia affidiamo il nostro cammino, il cammino sinodale delle nostre Chiese per essere testimoni credibili del Vangelo.

+p. Antonio De Luca

Vescovo di Teggiano-Policastro