Sessa Aurunca sette – ed. 08 giugno 2014

di Amalia Vingione Il ciclo di conferenze del Centro studi Tommaso Moro si è concluso, lo scorso 31 maggio, con un focus di due giorni sul tema dell’immigrazione. Nel suo saluto conclusivo, S. Ecc.za Mons. Piazza ha dichiarato: «Un percorso sicuramente molto costruttivo quello del Centro Studi Tommaso Moro, che termina con una tematica di assoluta importanza. Necessario è il nostro impegno in un territorio nel quale quando sembra stia per manifestarsi la primavera, giunge improvviso un temporale invernale. Guardando voi vedo la speranza, la possibilità di raccogliere le energie e, senza mai stancarsi, dare il meglio per mettere in piedi un cammino concreto e costruttivo. Tre sono le tracce di lavoro indicate e ribadite dal Santo Padre durante l’ultima Conferenza Episcopale: innanzitutto bisogna intraprendere percorsi educativi per e con la famiglia, in secondo luogo rivolgere attenzione al lavoro e all’economia, mentre il terzo livello di impegno deve essere rivolto proprio agli aspetti legati all’immigrazione. Non possiamo pensare che il nostro territorio possa considerare ridotta solo ad una sacca limitata la questione dell’immigrazione, poiché essa è abbastanza diffusa nel territorio diocesano. Il nostro dovere come società civile e come Chiesa è quello di consentire non solo l’accoglienza, ma possibilmente l’integrazione che rispetti la dignità della persona e, al tempo stesso, trasformi i problemi in risorsa prima di tutto umana per l’utilità territoriale e sociale. La nostra diocesi si sta già muovendo su questioni di questo genere, attraverso questa prima formazione ed analisi di tematiche a cui seguiranno altri progetti formativi e concreti». Nella due giorni sono intervenuti il Prof. Angelo Zotti, docente di Sociologia generale presso la Seconda Università di Napoli, e il Prefetto Stefano Sanfilippo, i quali hanno focalizzato i loro interventi su aspetti teorici e pratici. Il prof. Zotti, con la sua analisi sociologica, ha parlato di come si è sviluppato nel tempo e a cosa è dovuto il concetto di diversità tra gli individui e tra i grandi gruppi umani, a cui questi individui appartengono e da cui scaturisce il comportamento razzista. Dallo sviluppo del concetto di comunità, di etnia e gruppo sociale si è giunti così al tema della formazione del concetto di stereotipo, che induce l’individuo a vedere l’altro come diverso da sé. L’analisi statistica e l’individuazione delle criticità e delle emergenze è stata affidata al dr. Sanfilippo, il quale – dopo una scrupolosa osservazione della realtà italiana e delle maggiori attività delittuose – ha parlato della sicurezza sociale, la quale quando va a incrociarsi con soggetti provenienti da paesi stranieri andrebbe arginata non con la sola immediata accoglienza, ma attraverso l’attuazione concreta e seria di progetti di integrazione che non ledano la dignità dello straniero, favorendo una serena convivenza e interazione tra culture e popoli. Al termine degli incontri don Osvaldo Morelli, insieme all’intero coordinamento, ha consegnato agli studenti gli attestati di partecipazione, dando appuntamento al prossimo ciclo di studi, il cui inizio è previsto per il prossimo autunno.