Il messaggio del Vescovo alla Comunità: “Penso a quanti sono costretti all’ospedalizzazione e a cure ancor più intensive”

La vicinanza del Vescovo a tutti gli ammalati Covid e non.

Carissimi,
ancora una volta affido a queste poche righe il valore di un’esperienza che assume sempre più il volto di una condizione unica e, comunque, impegnativa. Vivo nella gratitudine per la coralità delle vostre preghiere e per l’affetto percepito, ma penso soprattutto a quanti sono costretti all’ospedalizzazione e a cure ancora più intensive rispetto a chi può affrontare il contagio tra le mura di casa. Portiamoli nel cuore e nelle nostre quotidiane preghiere. La vicinanza nella preghiera è sostegno e consolazione, soprattutto quando si vive un totale isolamento, interrotto solo dalle visite di chi ho definito operatori della carità medica.

Solo la preghiera, diffusa e coinvolgente, l’affettuosa cura, come vincolo di comunione vera e profonda, possono lenire le mille problematiche che accompagnano questa singolare esperienza di fragilità in cui, per molti, la stessa vita è a rischio. A tutti i malati, Covid e non, desidero far sentire la mia vicinanza e condividere quanto attraversa il mio cuore in questi giorni in cui sento vive più che mai le parole di Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9). Infatti, quando sono debole, è allora che sono forte (2 Cor 12,7-10).

Tutti facciamo esperienza delle personali e altrui fragilità fisiche, psicologiche e spirituali, e vediamo intorno un’umanità spesso sofferente e smarrita. Ci sentiamo a rischio, deboli e incapaci di risolvere tali difficoltà. Spesso siamo chiamati ad accogliere queste limitazioni e fragilità: sembra che tutto possa precipitare in un baratro, ma, ricordiamolo: ci basta la Sua grazia. Nella debolezza è fondamentale spostare l’attenzione dalla propria condizione verso chi ci sostiene con la Sua forza, anche attraverso i segni della Sua provvidenzialità: soprattutto coloro che curano le nostre fragilità. Questo atteggiamento di profonda umiltà e fiducia è importante: la debolezza apre alla preghiera e invoca una Presenza che sostiene e accompagna. Solo accogliendo la fragilità, come parte della vita, possiamo affrontarla disponendoci con fiducia all’azione del Signore e a quanti intervengono in nostro favore.

Tutti desideriamo essere preservati o liberati dalla «prova», ma il Signore risponde: «Avrai sufficiente grazia per resistere». Il Signore ci aiuta a maturare e a crescere nelle sofferenze, nelle difficoltà, nelle tribolazioni. La debolezza richiede molta fede e un sincero, fiducioso affidamento. Tornano consolanti le parole del Signore Gesù (Gv 15,1): le potature, quali sono le prove e le difficoltà, rendono più fecondo il tralcio innestato alla vite; darà buoni e copiosi frutti. Staccarsi dalla Vite-Corpo genera inutili sofferenze e nessun frutto.

Nell’assicurarvi la mia intensa preghiera, cari ammalati, vi chiedo di concentravi, con ogni sforzo, sulla grazia che sostiene e di accogliere, riconoscenti, coloro che in ogni modo vengono in vostro soccorso.

Rimane l’impegno, mai dimenticato, di una vigilanza che determina attenzione e prudenza. Molte prove nascono dalle nostre superficialità.

Affido tutti voi e me stesso a Maria, Madre nostra.

 

Sessa Aurunca, sabato 8 maggio 2021

 

+ Orazio Francesco Piazza

 

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